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LO SPIRITO DEL LAGO - La leggenda del lago di Giulianello (LT) e il mulino di Amleto

Pochi giorni fa, una bambina chiedeva a un gruppo di adulti Giulianesi perchè bisognasse studiare la storia. Data la mia passione per la materia mi sono sentito in diritto di rispondere e ho cercato nell'archivio del mio cervello un'immagine ispirante per trasmettere un'idea il più viva possibile.
Le ho detto che gli esseri viventi più simili agli uomini sono gli alberi, poichè stanno in posizione eretta.

Gli alberi sono composti da tre parti (radici, tronco e rami) in stretta relazione tra di loro. Se le radici non vanno in profondità, i rami non si espandono verso l'alto e il tronco non cresce. Studiare la storia permette agli esseri umani di far crescere le proprie radici, di essere più stabili e forti e, di conseguenza, crescere.

Ogni cultura ha adottato fin dall'antichità quest'immagine per comprendere il valore del passato e ovunque nel mondo si è sempre parlato di "radici storiche", anche dove si è smesso di osservare gli alberi che crescono, per mancanza di tempo o di natura viva a vista d'occhio.
Lo studio della storia rischia però di rimanere un sapere astratto, relegato al piano mentale e separato da quello delle percezioni (fisiche, emotive, spirituali); ciò che può riavvicinare questi due mondi, integrandoli, è l'esperienza.

Fin da piccolo, la passione per la geografia e la storia mi hanno spinto a vivere i luoghi, intessendo con essi una sorta di relazione equiparabile a quella che si ha con gli amici, vivificata e insaporita dai ricordi delle esperienze vissute insieme. Ben presto, mi accorsi di come fosse possibile instaurare un vero e proprio dialogo tra il territorio fisico e ciò che amo definire i luoghi dell'anima. Questo dialogo esterno-interno, sta alla base della relazione che ha unito gli esseri umani di tutto il mondo all'ambiente che li ospita e li nutre, fin dalla notte dei tempi, gratuitamente.

Da poco più di un anno vivo a Giulianello, dove con mia moglie Ilaria abbiamo deciso di trasferirci per entrare a diretto contatto con un'antica via di pellegrinaggio che unisce il sud dell'Italia a Roma, la "Via Francigena del sud".

Ma già da qualche anno prima avevo iniziato l'esplorazione di questo territorio, attratto da un'antica leggenda che ruota (nel vero senso della parola...) attorno al lago che è diventato il simbolo di questo paese.

La tradizione orale narra di un evento disastroso accaduto in tempi remoti, quando un'enorme "trita" (macina) trainata da cavalli, a causa del suo incessante movimento consumò il suolo su cui poggiava creando una voragine così profonda che tutto il paese attorno vi sprofondò dentro sparendo per sempre.


Dal buco che si creò uscì acqua; così nacque il lago di Giulianello.

Grazie agli studi di ricercatori quali Vladimir Propp, Claude Levi-Strauss, Giorgio de Santillana, etc., siamo oggi in grado di leggere queste fiabe con altri occhi, riuscendo a portare alla luce una serie di informazioni codificate e nascoste all'interno della loro struttura che, incrociate e integrate con risultati di ricerche multidisciplinari (storia, archeologia, astronomia, geologia, etc), permettono una migliore conoscenza del territorio e del suo passato.

Da studioso di cosmologia classica e geografia sacra, riconosco un particolare valore in quelle parole tramandate da chissà quante generazioni. La leggenda della "trita" descrive un luogo che nell'antichità sembra aver svolto un ruolo molto importante nelle relazioni tra individuo, territorio e collettività.
Tutte le culture del passato hanno condiviso una visione del mondo pressochè identica in tutto il pianeta pur differenziandosi nelle forme culturali ed espressive.
La cosmologia antica descrive la realtà composta da tre livelli dei quali noi, esseri umani, occupiamo la fascia centrale, mentre gli altri due mondi (alto e basso) ospitano spiriti e forze celesti e infere. L'architettura religiosa e la simbologia delle civilizzazioni tradizionali sono impregnate di questi concetti esprimendo la costante necessità di mantenere allineati e collegati quei tre mondi per garantire il benessere e l'ordine nel mondo.

L'idea di un pilastro attorno al quale tutta la realtà (manifesta e non manifesta) possa ancorarsi e svolgersi senza il rischio di ritrovarsi come una navicella alla deriva (vedi Dante nel prologo della Divina Commedia) è ovunque impersonata da eroi, sovrani illuminati, templi, alberi, montagne o... laghi. Basti pensare alla dodecapoli estrusca, una confederazione di 12 tribù dislocate in un territorio suddiviso in dodici settori attorno ad un centro sacro sulle rive del lago di Bolsena dove si recavano in occasione delle feste più importanti.

E' possibile che anche nei pressi di Giulianello fosse esistito un luogo con tali caratteristiche?

Alcuni indizi permettono di ipotizzare che questo specchio d'acqua, nel passato, svolgesse un importante ruolo di "centro/pilastro" del territorio circostante. Dalle informazioni che gli archeologi hanno reso pubbliche sin ora, sappiamo che sulla sommità della collina affacciata sulla riva occidentale del lago, sorgeva uno dei centri più importanti del Lazio protostorico (IX/VI secolo a.C.) lungo antichissime vie di comunicazione che univano la valle del Sacco con la pianura pontina.
Il lago di Giulianello quindi si trova al centro di un naturale corridoio utilizzato fin dall'antichità per lo spostamento di persone, animali, merci e cultura. Luogo strategico di incontro e scambio tra popoli, la cui importanza/sacralità riecheggia nei racconti e nelle leggende della zona.

Ma non solo...

L'immensa valle/corridoio delimitata a Est dai monti Lepini e a Ovest dai colli Albani, scorrendo da nord a sud, riflette sulla terra l'immagine dell'asse cosmico incentrato sulla stella polare attorno alla quale tutto gira.

Studiosi come Giorgio de Santillana, Mircea Eliade e René Guenon hanno individuato in molte parti del mondo leggende e tradizioni che utilizzano immagini di enormi macine, mulini e archetti per l'accensione del fuoco per simboleggiare la struttura del'universo e i suoi pilastri che, ritmicamente vengono scardinati e sostituiti da forze sovraumane.

Questi avvenimenti ciclici rappresentano l'effetto di una lentissima oscillazione dell'asse terrestre che determina l'avvicendamento (noto come "precessione degli equinozi") delle dodici costellazioni dello zodiaco all'orizzonte nella direzione in cui sorge il sole la mattina del 21 Marzo (equinozio di primavera). Lo spostamento rende visibile ogni raggruppamento di stelle per un periodo di circa 2160 anni che, nella cosmologia classica, prende il nome di era ed è caratterizzato dal segno zodiacale corrispondente.

Un vero e proprio orologio stellare.

Oggi siamo al termine dell'era dei pesci e stiamo per entrare in quella dell'acquario. Ritroviamo questi cicli cosmici in miti, profezie e leggende di tutto il mondo rappresentati da eventi catastrofici scatenati dalle azioni di dei, giganti, titani, eroi e personaggi tradizionali, puntualmente seguite dall'apparizione di nuovi mondi e civiltà.
Forse anche la distruzione della "trita" e lo sprofondamento del paese rimandano ad antiche conoscenze legate al computo del tempo e all'apparente movimento degli astri.

Torniamo a terra...

Passeggiando tra i boschi che circondano le sue acque, è ancora possibile imbattersi in numerose tracce di frequentazione a testimonianza della stretta relazione che la comunità aveva con il lago fin dal passato.

Un luogo in particolare, custodisce un manufatto curioso e altamente evocativo.
Su un'enorme pietra, è stata ricavata una nicchia all'interno di un profondo vano rettangolare sovrastato da un simbolo composto da un cerchio inscritto in un triangolo: probabilmente un luogo dedicato al culto delle acque.

Essendo immersa nella fitta vegetazione, ci si rende conto della sua presenza solo nel momento in cui le si passa di fronte; l'incontro improvviso con questa misteriosa scultura e il forte impatto scenico sono capaci di portare il visitatore, anche se per un solo istante, in una dimensione di sospensione che delicatamente invita ad entrare in contatto con le proprie profondità.

Spesso, vivere una così semplice esperienza circondati dalla natura permette di attivare uno degli strumenti più importanti per apprendere, conoscere lo spazio che ci circonda e comunicare con noi stessi e il mondo circostante, l'ascolto.

Davanti a quell'altare, è ancora possibile percepire lo spirito del lago.


Sandro Pravisani

IL POTERE DEL VIAGGIO

tratto dal libro "Il segreto di San Teobaldo - geografia sacra, cavalieri templari e culto del sole"

Il piacere di camminare in quota, tra rocce ruvide e manti erbosi che ne attutiscono le forme, passare dall'oscurità dei boschi all'ariosità di spianate assolate, respirare il profumo della primavera e l'odore della pioggia che avanza.

Trovare ristoro nella freschezza di una valle, addentrandosi sempre più nell'atmosfera densa che ne riempie il fondo. Esplorare il mondo...

L'esplorazione si trasformò in osservazione e l'osservazione lasciò spazio alla contemplazione.


Lentamente, dal profondo emerse il bisogno di connessioni più intime con quel paesaggio che in maniera apparentemente casuale attirava la mia attenzione portandomi ad esplorare non solo i luoghi della natura ma anche la storia, la cultura e la spiritualità degli uomini che ci vivevano.
Non fu uno spostamento dell'attenzione, quanto un'integrazione, un ampliamento della visuale che ora comprendeva incontri ed interazioni con un variegato universo di personaggi carichi di esperienze e saperi.
Un diverso approccio alla conoscenza che donò nuovi sapori che potevo gustare anche nella quotidianità della vita. Iniziò così un viaggio parallelo rivolto all'interno del mio mondo personale.

Un viaggio vero e proprio, dove risultò importante seguire l'istinto e i messaggi che continuamente percepivo e realizzavo durante innumerevoli camminate ed esplorazioni di un territorio che è stato capace di risvegliare i miei sensi.
Un percorso segnato indelebilmente dalle coincidenze.
Più mi inoltravo nella storia, più si delineavano legami tra i luoghi che frequentavo. Legami non solo fisici ma anche simbolici.
Quasi che la maggior consapevolezza di stare vivendo un viaggio parallelo fuori e dentro di me potesse generare ripetutamente incontri e situazioni apparentemente fortuiti ma capaci di portare a scoperte determinanti per quel che era diventato un vero e proprio studio.
Focalizzai l'attenzione degli studi sull'aspetto spirituale dei luoghi.
Le coincidenze si riproposero in maniera assordante, portandomi a ravvisare una connessione sempre più profonda tra luoghi di culto e i simboli che li caratterizzano.

Iniziai a sviluppare un modello di rappresentazione del territorio composto da vari piani sovrapposti. Griglie mentali capaci di farmi avere una visione più completa.

In quegli anni ebbi l'occasione di conoscere il ricercatore Giovanni Feo e Don Juan Nunez del Prado che mi introdussero alla geografia sacra e alla spiritualità andina.
Entrando in contatto con le antiche Tradizioni spirituali mi resi conto di come esse fossero intrinsecamente legate alla natura e alle sue manifestazioni.
Tutte le pratiche di crescita passavano per la riscoperta della dimensione del sacro che si "cela" nella materia di cui è composta la realtà. Un lento risveglio della vista interiore che porta a percepire e vedere con nuovi occhi ciò che viviamo distrattamente ogni giorno. Una vera e propria visione che il viaggio a passo d'uomo ha la capacità di stimolare.


Renderci consapevoli di quello che facciamo e di come questo crei ripercussioni sulla nostra esistenza. Prendere coscienza dell'interconnessione che esiste tra il nostro essere e l'universo che ci circonda. Immergersi nella magia che sta dietro all'incessante lavoro delle api che passando di fiore in fiore svolgono un servizio determinante alla vita di questo pianeta. Rallentare lo sguardo per aprirsi alla dimensione spirituale delle cose, per percepire che tutto è uno.

Questo, per me, è il potere del viaggio.
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