tratto dal libro "Il segreto di San Teobaldo - geografia sacra, cavalieri templari e culto del sole"
Il piacere di camminare in quota, tra rocce ruvide e manti erbosi che ne attutiscono le forme, passare dall'oscurità dei boschi all'ariosità di spianate assolate, respirare il profumo della primavera e l'odore della pioggia che avanza.
Trovare ristoro nella freschezza di una valle, addentrandosi sempre più nell'atmosfera densa che ne riempie il fondo. Esplorare il mondo...
L'esplorazione si trasformò in osservazione e l'osservazione lasciò spazio alla contemplazione.
Lentamente, dal profondo emerse il bisogno di connessioni più intime con quel paesaggio che in maniera apparentemente casuale attirava la mia attenzione portandomi ad esplorare non solo i luoghi della natura ma anche la storia, la cultura e la spiritualità degli uomini che ci vivevano.
Non fu uno spostamento dell'attenzione, quanto un'integrazione, un ampliamento della visuale che ora comprendeva incontri ed interazioni con un variegato universo di personaggi carichi di esperienze e saperi.
Un diverso approccio alla conoscenza che donò nuovi sapori che potevo gustare anche nella quotidianità della vita. Iniziò così un viaggio parallelo rivolto all'interno del mio mondo personale.
Un viaggio vero e proprio, dove risultò importante seguire l'istinto e i messaggi che continuamente percepivo e realizzavo durante innumerevoli camminate ed esplorazioni di un territorio che è stato capace di risvegliare i miei sensi.
Un percorso segnato indelebilmente dalle coincidenze.
Più mi inoltravo nella storia, più si delineavano legami tra i luoghi che frequentavo. Legami non solo fisici ma anche simbolici.
Quasi che la maggior consapevolezza di stare vivendo un viaggio parallelo fuori e dentro di me potesse generare ripetutamente incontri e situazioni apparentemente fortuiti ma capaci di portare a scoperte determinanti per quel che era diventato un vero e proprio studio.
Focalizzai l'attenzione degli studi sull'aspetto spirituale dei luoghi.
Le coincidenze si riproposero in maniera assordante, portandomi a ravvisare una connessione sempre più profonda tra luoghi di culto e i simboli che li caratterizzano.
Iniziai a sviluppare un modello di rappresentazione del territorio composto da vari piani sovrapposti. Griglie mentali capaci di farmi avere una visione più completa.
In quegli anni ebbi l'occasione di conoscere il ricercatore Giovanni Feo e Don Juan Nunez del Prado che mi introdussero alla geografia sacra e alla spiritualità andina.
Entrando in contatto con le antiche Tradizioni spirituali mi resi conto di come esse fossero intrinsecamente legate alla natura e alle sue manifestazioni.
Tutte le pratiche di crescita passavano per la riscoperta della dimensione del sacro che si "cela" nella materia di cui è composta la realtà. Un lento risveglio della vista interiore che porta a percepire e vedere con nuovi occhi ciò che viviamo distrattamente ogni giorno. Una vera e propria visione che il viaggio a passo d'uomo ha la capacità di stimolare.
Renderci consapevoli di quello che facciamo e di come questo crei ripercussioni sulla nostra esistenza. Prendere coscienza dell'interconnessione che esiste tra il nostro essere e l'universo che ci circonda. Immergersi nella magia che sta dietro all'incessante lavoro delle api che passando di fiore in fiore svolgono un servizio determinante alla vita di questo pianeta. Rallentare lo sguardo per aprirsi alla dimensione spirituale delle cose, per percepire che tutto è uno.
Questo, per me, è il potere del viaggio.
Il piacere di camminare in quota, tra rocce ruvide e manti erbosi che ne attutiscono le forme, passare dall'oscurità dei boschi all'ariosità di spianate assolate, respirare il profumo della primavera e l'odore della pioggia che avanza.
Trovare ristoro nella freschezza di una valle, addentrandosi sempre più nell'atmosfera densa che ne riempie il fondo. Esplorare il mondo...
L'esplorazione si trasformò in osservazione e l'osservazione lasciò spazio alla contemplazione.
Lentamente, dal profondo emerse il bisogno di connessioni più intime con quel paesaggio che in maniera apparentemente casuale attirava la mia attenzione portandomi ad esplorare non solo i luoghi della natura ma anche la storia, la cultura e la spiritualità degli uomini che ci vivevano.
Non fu uno spostamento dell'attenzione, quanto un'integrazione, un ampliamento della visuale che ora comprendeva incontri ed interazioni con un variegato universo di personaggi carichi di esperienze e saperi.
Un diverso approccio alla conoscenza che donò nuovi sapori che potevo gustare anche nella quotidianità della vita. Iniziò così un viaggio parallelo rivolto all'interno del mio mondo personale.
Un viaggio vero e proprio, dove risultò importante seguire l'istinto e i messaggi che continuamente percepivo e realizzavo durante innumerevoli camminate ed esplorazioni di un territorio che è stato capace di risvegliare i miei sensi.
Un percorso segnato indelebilmente dalle coincidenze.
Più mi inoltravo nella storia, più si delineavano legami tra i luoghi che frequentavo. Legami non solo fisici ma anche simbolici.
Quasi che la maggior consapevolezza di stare vivendo un viaggio parallelo fuori e dentro di me potesse generare ripetutamente incontri e situazioni apparentemente fortuiti ma capaci di portare a scoperte determinanti per quel che era diventato un vero e proprio studio.
Focalizzai l'attenzione degli studi sull'aspetto spirituale dei luoghi.
Le coincidenze si riproposero in maniera assordante, portandomi a ravvisare una connessione sempre più profonda tra luoghi di culto e i simboli che li caratterizzano.
Iniziai a sviluppare un modello di rappresentazione del territorio composto da vari piani sovrapposti. Griglie mentali capaci di farmi avere una visione più completa.
In quegli anni ebbi l'occasione di conoscere il ricercatore Giovanni Feo e Don Juan Nunez del Prado che mi introdussero alla geografia sacra e alla spiritualità andina.
Entrando in contatto con le antiche Tradizioni spirituali mi resi conto di come esse fossero intrinsecamente legate alla natura e alle sue manifestazioni.
Tutte le pratiche di crescita passavano per la riscoperta della dimensione del sacro che si "cela" nella materia di cui è composta la realtà. Un lento risveglio della vista interiore che porta a percepire e vedere con nuovi occhi ciò che viviamo distrattamente ogni giorno. Una vera e propria visione che il viaggio a passo d'uomo ha la capacità di stimolare.
Renderci consapevoli di quello che facciamo e di come questo crei ripercussioni sulla nostra esistenza. Prendere coscienza dell'interconnessione che esiste tra il nostro essere e l'universo che ci circonda. Immergersi nella magia che sta dietro all'incessante lavoro delle api che passando di fiore in fiore svolgono un servizio determinante alla vita di questo pianeta. Rallentare lo sguardo per aprirsi alla dimensione spirituale delle cose, per percepire che tutto è uno.
Questo, per me, è il potere del viaggio.