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IL SEGRETO DI SAN TEOBALDO - Intervista a Sandro Pravisani da FENIX magazine n.37



Ringrazio Osvaldo Carigi e Silvia Agabiti 
per avermi permesso di pubblicare l'intevista completa pubblicata su FENIX magazine n.37


Info su workshops, corsi, masterclass - sandropravisani@gmail.com

L'OSSERVATORIO SOLARE DI SAJANEGA (VI) E IL SOLSTIZIO ESTIVO

L'osservatorio solare di Sajanega (VI)
e il solstizio estivo

In questi giorni è possibile assistere a un fenomeno che nell'antichità fungeva da marcatore calendariale molto importante per le attività della vita contadina legate all'avvicendarsi delle stagioni; il solstizio estivo.
Dal Latino Solis (Sole) e Statio (Sosta, fermata), la parola solstizio significa letteralmente la "fermata del sole" ovvero il giorno in cui l'astro, dopo aver raggiunto il massimo spostamento verso nord lungo la linea dell'orizzonte, pare fermarsi e lentamente, nei giorni a seguire, ritornare a sorgere sempre più a sud. Dopo aver percorso 33° (circa) in quella direzione, il 23 Settembre la posizione del sole all'alba coinciderà con l'Est esatto, l'Equinozio autunnale.

Tutti questi spostamenti sono "apparenti" poichè sappiamo che sono dovuti all'inclinazione dell'asse terrestre e ad alcuni movimenti che il nostro pianeta compie su se stesso e attorno al Sole. Ma la percezione che ne deriva e gli effetti che essi hanno sulla vita sono comunque reali e sono stati utilizzati dall'uomo nel corso dei millenni per calcolare il tempo, conoscenza importantissima nella gestione delle attività di agricoltura, caccia, pesca, navigazione e attività di ogni tipo legate ai cambiamenti stagionali.

In tutto il mondo sono stati individuati particolari luoghi naturali che grazie all'allineamento con marcatori all'orizzonti (cime di montagne e colline o avvallamenti tra due di esse) potessero fungere da "meridiane" o orologi solari, marcando cioè, il punto all'orizzonte nel quale il passaggio dell'astro segnava un giorno specifico dell'anno o i solstizi e gli equinozi. In questa maniera, l'uomo è riuscito a determinare il tempo osservando l'incessante danza cosmica del Sole, della Luna e di altri astri particolarmente visibili. Questi siti divennero sacri in quanto strumenti vitali per migliorare la vita di una comunità e, contemporaneamente, luoghi di manifestazione di particolari qualità legate alla presenza del "sacer", soffio vitale o energia che vivifica l'universo, conosciuto in tutto il mondo con nomi specifici per ogni diversa civiltà (Qi per i Cinesi, Ki per i Giapponesi, Sami per gli Inka, Prana pergli Hindù, Mana per i Polinesiani, etc.).

Con il passare del tempo, questi templi naturali vennero affiancati e successivamente sostituiti da strutture architettoniche create per ospitare i rituali e le funzioni che in ogni religione vengono codificate per far entrare i credenti in contatto con la sfera del divino che lì si manifestava.
Anche se le religioni si sono avvicendate e i culti cristiani hanno sostituito quelli pagani, molti di quei luoghi sono stati solamente convertiti ma tutt'ora insistono su fondazioni precedenti legate ad allineamenti astrali in determinati giorni dell'anno. Alcuni di essi, non solo mantengono la dedica al santo (l'intitolazione della chiesa) celebrato nello stesso giorno del precedente culto e patronati simili (Vedi S. Giuseppe e Minerva entrambi festeggiati il 19 Marzo e patroni, in tempi diversi, degli artigiani). In alcuni casi l'edificio è ancora orientato con il luogho all'orizzonte in cui è visibile un allineamento.

In provincia di Vicenza, nelle campagne di Sossano, una piccola chiesetta, dedicata a S. Teobaldo di Provins, segna il centro di un osservatorio solare naturale, che utilizza il profilo dei colli circostanti per marcare il luogo dell'alba e del tramonto del sole nei giorni dei solstizi e degli equinozi. Un enorme meccanismo che segna i momenti più importanti dell'anno connesso visivamente alla danza cosmica del sole.

All'alba dei giorni a cavallo del 21 Giugno, trovandosi su ciò che resta della "picciola altura" (come la descrive nel 1814 lo storico G. Maccà nel suo saggio "Storia del Territorio Vicentino" ) a fianco del piccolo eremo del santo francese, vedremmo il sole sorgere esattamente dalla cima del monte Castellaro di Albettone.
Lo spettacolo è particolare perchè in questi giorni, nelle prime ore del mattino, l'astro risulta molto grande e di un intenso colore arancione mentre fa capolino dalla sommità del colle all'orizzonte. E' difficile descrivere l'impatto che ne deriva da quella vista. L'atmosfera si addensa nello spazio di pochi istanti facendo fermare perfino il vento per alcuni secondi. Sull'altura da cui sembra emergere il sole sono state trovate tracce di frequentazione umana che risalgono al II millennio a.C. Successivamente, la vetta fu sede di fortificazioni in epoca medievale e ancora si possono vedere le murature a secco alla base del terrapieno.

Quel luogo dev'essere stato considerato importante fin dall'antichità.

Forse sarà una coincidenza ma il nome del paese sotto la collina riporta a una toponomastica ben precisa e collegata a riti di fondazione che si ritrovano in tutta Europa, connessi al giorno del solstizio estivo e all'alba di una nuova civiltà. Esiste molta letteratura sui nomi di luoghi sacri la cui radice viene da ALB. Molti di questi sono caratterizzati da leggende dove si parla di animali totemici caratterizzati dal colore bianco (la scrofa di Enea, il cinghiale di Milano, il bue del gargano e della città di Boville, etc), oppure da allineamenti con l'est e con il sorgere del sole in determinati momenti dell'anno.

Ma le coincidenze sono solamente all'inizio..

Al tramonto dello stesso giorno, sempre visto dalla chiesetta di S. Teobaldo, coincide con la punta più alta dei colli Berici, il monte Cistorello, un tempo detto monte della Torre, proprio nel punto dove sorge una struttura che viene definita "tempio augurale": una base quadrata di roccia ricavata da un unico blocco di 5 metri per lato. E' la zona più alta del monte, in cui furono trovate numerose monete romane di età imperiale ora disperse. Il collegamento con l'arte augurale (con la scienza della misura del territorio e del riconoscimento delle sue qualità sacre) viene da uno studio di L. Frison, profondo conoscitore delle centuriazioni del basso Vicentino.


La torre, infatti, è posizionata all'interno di una rete di punti di riferimento e allineamenti usati anticamente per la suddivisione del territorio. Come per il solstizio estivo, la Sajanega è collegata visivamente ad altri marcatori che segnano equinozi e solstizi invernali.

Man mano che si approfondiscono le osservazioni, tutta una serie di coincidenze straordinarie risulta così forte da farci abbozzare l'ipotesi che quel sistema non sia casuale, ovvero che la posizione del punto d'osservazione al centro dello stesso, la chiesetta, sia stata scelta consapevolmente e che quel sistema d'osservazione solare, sia rimasto attivo fino al medioevo.

Sembra che Teobaldo, per le sue "frequentazioni" con fraglie e corporazioni di carpentieri e scalpellini stanziate nei boschi dell'odierno Lussemburgo, nella zona di Pettingen, sia entrato in contatto con ambienti culturali di carattere iniziatico. Queste informazioni sono riportate in tutte le agiografie del Santo che descrivono un periodo di "apprendistato" presso gruppi di persone che vivevano deliberatamente lontani dalla società in capanne nel mezzo di boschi dove Teobaldo e il compagno Gualtiero prestarono servizio come carbonai e portatori di pietre.


Ciò che fa pensare ad una frequentazione con mastri e fraglie organizzate è una decorazione su un altare del 1290 nella basilica di Auxois, in Francia, dove i due sono raffigurati intenti a trasportare una pietra, la quale stranamente non è grezza ma ha già subito una lavorazione ben specifica. Questa rappresentazione ha un determinato significato simbolico in ambienti iniziatici. La pietra squadrata è un chiaro simbolo del lavoro sul proprio essere interiore.

Pensando inoltre agli ambienti culturali che Teobaldo visitò sicuramente lungo gli innumerevoli pellegrinaggi verso Santiago di Compostela e Roma, non ci sorprende ritrovarlo come patrono della Carboneria risorgimentale. C'è da domandarsi se egli abbia deciso di fermarsi presso Sajanega per puro caso o per aver riconosciuto in quel luogo già abitato da San Romualdo un secolo prima, un potere suggestivo legato ai movimenti del sole talmente forte da scatenare in chi si sia inoltrato nel cammino della crescita interiore una profonda connessione con il proprio centro.

Siti con tali proprietà sono stati considerati fin dall'antichità, luoghi di potere e a giudicare dalla mole di ritrovamenti che attestano una frequentazione umana di quel posto almeno da epoca romana, è possibile sospettare che Teobaldo, grazie ad una spiccata sensibilità alle manifestazioni del sacro, abbia riconosciuto un antico luogo di osservazione e culto del sole.


Sandro Pravisani

Autore dei libri
"Lo spirito segreto del territorio - magia dei luoghi e degli elementi della terra etrusca" - (Ed. Intermedia)
"Il segreto di San Teobaldo - geografia sacra, cavalieri templari e cultodel sole" - (Autoprodotto)

Per conoscere i punti di distribuzione dei libri o per l'invio di copie via poste contattare sandropravisani@gmail.com

IL SEGRETO DI SAN TEOBALDO geografia sacra, cavalieri templari e culto del sole


In distribuzione a:

Sossano (VI): edicola Via Roma
Padova: libreria Pangea (Via SS. Martino e Solferino)



Sovana (GR): libreria del Duomo

Roma: Coccinellart (Via Tuscolana)

libreria Aseq (Via de Sediari)


Lecce: Museo Faggiano

Info e spedizioni via posta: sandropravisani@gmail.com

Nell'XI secolo un santo francese diretto a Gerusalemme, al termine di un pellegrinaggio che lo portò in tutte le più grandi mete della cristianità, si fermò a vivere i suoi ultimi anni presso la Sajanega, tra i colli Berici ed Euganei. Tra queste alture giacciono siti legati all'antica scansione del tempo. Essi erano dispositivi creati dagli antichi paleoveneti, civiltà dotata di una vera e propria scienza che permette di calcolare i ritmi dell'anno tramite l'osservazione dei movimenti degli astri, per esigenze materiali e spirituali. Sebbene la natura rigogliosa, l’avanzare dei centri urbani e l’avvicendarsi di nuovi sistemi religiosi li nascondano alla vista dei più, questi luoghi esistono ancora. Rocce scolpite sulle alture e vecchie chiese abbandonate in mezzo a boschi e campi di granoturco tuttora richiamano a sé pellegrini ed escursionisti curiosi, come accadde a Teobaldo di Champagne nell'anno Mille.



Nel numero 37 di FENIX
intervista di Osvaldo Carigi sui temi trattati nel libro







LA CITTA' DEL SOLE E LA GEOGRAFIA SACRA

Ermetismo, città del sole, geografia sacra 
(Tratto dal libro di Sandro Pravisani "Il segreto di San Teobaldo")


Le connessioni tra forze celesti e telluriche, stanno alla base della conoscenza ermetica, ovvero del “corpus hermeticum”, l’insieme di insegnamenti che presero forma nei primi tre secoli del primo millennio in Egitto.
Altre discipline e tradizioni spirituali in tutto il mondo condividono con la tradizione Ermetica la visione dualistica dell’universo e la possibilità di interagire con le forze che lo governano per portare benefici alla condizione umana e spirituale dell’individuo.
In Europa, le conoscenze tramandate da Hermes (l’equivalente del Mercurio romano e del Toth egizio), circolano ufficialmente a partire dal 1460, quando un frate al ritorno da un viaggio in oriente (Costantinopoli), consegna alcuni manoscritti al ricco e potente Ludovico De’ Medici, signore fiorentino che nutriva il sogno di ridare alla vecchia Europa l’antica scienza ermetica ormai creduta persa per sempre.
In tutta la letteratura ermetica viene data una grande importanza alla città.
Una città magica, cosmica, ovvero progettata e costruita in modo tale da poter indirizzare i giusti influssi astrali sui suoi abitanti. 
Più indietro nel tempo troviamo gli antichi testi egiziani delle piramidi, tra gli scritti più antichi del mondo, risalenti al 2300 a.C. circa. Anche qui troviamo riferimenti alle sacre funzioni delle città che riecheggiano negli Hermetica, molto posteriori nel tempo e  apparentemente senza legami con essi. Di particolare interesse è il discorso 319, nel quale apprendiamo che è responsabilità del Re,  durante il suo regno, costruire una città della divinità: “Il Re ha    potere sulle terre del sud e le terre del nord, e gli dei che esistevano precedentemente, il Re ha costruito la città della divinità secondo ciò che le è dovuto”¹.

Questi concetti, sembrano derivare da conoscenze antichissime, fluite attraverso i secoli e riemerse in vari momenti storici di grande cambiamento.
Il concetto che sia sacro dovere del Re costruire una città che unirà armoniosamente cielo e terra a beneficio dei suoi abitanti sarebbe stato ripreso circa quattromila anni più tardi dal grande filosofo ermetico Tommaso Campanella. Basandosi interamente sui suoi studi sugli Hermetica, Campanella dichiarava agli inizi del XVII secolo di poter “costruire una città in modo così meraviglioso che solo guardandola si potevano apprendere le scienze”².

Esiste evidentemente una continuità storica nella quale un certo tipo di conoscenza viene trasmessa, passando attraverso tradizioni e miti, solo apparentemente lontani nello spazio e nel tempo.
Queste informazioni non hanno mai smesso di circolare fin dai tempi più antichi.
In Italia le ritroviamo a partire dalla cultura Rinaldoniana, e dai loro eredi, gli Etruschi che utilizzavano le “discipline” per percepire le qualità nascoste degli elementi naturali, riuscendo a trarre benefici e ispirazione (divinazioni) dalla terra, dal cielo e dalle manifestazioni del sacer, la linfa intangibile che proviene dal mondo delle divinità e che dona la vita.

Gli Etruschi condividevano con gli altri popoli italici l’arte della suddivisione del territorio e la conoscenza degli influssi terreni ed astrali, grazie all’ufficio di Auguri, Fulguratori ed Aruspici. Uno dei più famosi di cui la letteratura latina ci abbia lasciato traccia è senz’altro Cornelio Augure che, durante la battaglia decisiva nella guerra civile tra Cesare e Pompeo svoltasi a Farsalo, dalla sommità del Montirone (Abano Terme) riporta “in diretta” le fasi salienti del conflitto annunciando la vittoria di Cesare.   
In Europa Celti, Germani e Iberici utilizzavano le conoscenze derivate da entità che si manifestavano attraverso la natura. Forse i più conosciuti o per lo meno coloro che mantennero queste discipline fino al periodo della diffusione del cristianesimo nel continente, furono i druidi della tradizione celtica.
Nell’alto medioevo, in mezzo a tanto disordine e miseria, la circolazione del sapere tecnico e filosofico in Europa deve moltissimo all’opera dei benedettini.
Grazie a quei monaci, prima ancora della mediazione musulmana, fummo in grado di conoscere Platone, Aristotele, Pitagora e gli Alessandrini ellenistici.
Grazie al loro paziente lavoro di ricerca e riscrittura dei testi classici, in Europa continuarono a circolare quelle scienze antiche che altrimenti sarebbero scomparse con il decadimento della società dopo la caduta dell’impero romano.
Furono loro ad assicurare la trasmissione di conoscenze, arti e tecniche come anche i principi per la costruzione in pietra raccogliendole dagli ultimi artigiani romani capaci di innalzare un    muro, dai bizantini dell’Italia meridionale e da quelli della stessa Bisanzio¹.
I benedettini svolsero un lavoro di integrazione tra le varie tradizioni presenti in Europa, supportati da una teoria di base classica capace di dare alla nuova civiltà spessore e spinta aggregativa.


¹ R.O. Faulkner, The ancient egiptyan book of the dead, British Museum Publications, Londra, 1989
²  G. Hancock & R. Bauval, Talismano, TEA Ed., Milano, 2006
³  L. Charpentier, I misteri dei templari,  Atanor Ed., Roma 2001
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