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IL SEGRETO DI SAN TEOBALDO - Intervista a Sandro Pravisani da FENIX magazine n.37



Ringrazio Osvaldo Carigi e Silvia Agabiti 
per avermi permesso di pubblicare l'intevista completa pubblicata su FENIX magazine n.37


Info su workshops, corsi, masterclass - sandropravisani@gmail.com

LO SPIRITO DEL LAGO - La leggenda del lago di Giulianello (LT) e il mulino di Amleto

Pochi giorni fa, una bambina chiedeva a un gruppo di adulti Giulianesi perchè bisognasse studiare la storia. Data la mia passione per la materia mi sono sentito in diritto di rispondere e ho cercato nell'archivio del mio cervello un'immagine ispirante per trasmettere un'idea il più viva possibile.
Le ho detto che gli esseri viventi più simili agli uomini sono gli alberi, poichè stanno in posizione eretta.

Gli alberi sono composti da tre parti (radici, tronco e rami) in stretta relazione tra di loro. Se le radici non vanno in profondità, i rami non si espandono verso l'alto e il tronco non cresce. Studiare la storia permette agli esseri umani di far crescere le proprie radici, di essere più stabili e forti e, di conseguenza, crescere.

Ogni cultura ha adottato fin dall'antichità quest'immagine per comprendere il valore del passato e ovunque nel mondo si è sempre parlato di "radici storiche", anche dove si è smesso di osservare gli alberi che crescono, per mancanza di tempo o di natura viva a vista d'occhio.
Lo studio della storia rischia però di rimanere un sapere astratto, relegato al piano mentale e separato da quello delle percezioni (fisiche, emotive, spirituali); ciò che può riavvicinare questi due mondi, integrandoli, è l'esperienza.

Fin da piccolo, la passione per la geografia e la storia mi hanno spinto a vivere i luoghi, intessendo con essi una sorta di relazione equiparabile a quella che si ha con gli amici, vivificata e insaporita dai ricordi delle esperienze vissute insieme. Ben presto, mi accorsi di come fosse possibile instaurare un vero e proprio dialogo tra il territorio fisico e ciò che amo definire i luoghi dell'anima. Questo dialogo esterno-interno, sta alla base della relazione che ha unito gli esseri umani di tutto il mondo all'ambiente che li ospita e li nutre, fin dalla notte dei tempi, gratuitamente.

Da poco più di un anno vivo a Giulianello, dove con mia moglie Ilaria abbiamo deciso di trasferirci per entrare a diretto contatto con un'antica via di pellegrinaggio che unisce il sud dell'Italia a Roma, la "Via Francigena del sud".

Ma già da qualche anno prima avevo iniziato l'esplorazione di questo territorio, attratto da un'antica leggenda che ruota (nel vero senso della parola...) attorno al lago che è diventato il simbolo di questo paese.

La tradizione orale narra di un evento disastroso accaduto in tempi remoti, quando un'enorme "trita" (macina) trainata da cavalli, a causa del suo incessante movimento consumò il suolo su cui poggiava creando una voragine così profonda che tutto il paese attorno vi sprofondò dentro sparendo per sempre.


Dal buco che si creò uscì acqua; così nacque il lago di Giulianello.

Grazie agli studi di ricercatori quali Vladimir Propp, Claude Levi-Strauss, Giorgio de Santillana, etc., siamo oggi in grado di leggere queste fiabe con altri occhi, riuscendo a portare alla luce una serie di informazioni codificate e nascoste all'interno della loro struttura che, incrociate e integrate con risultati di ricerche multidisciplinari (storia, archeologia, astronomia, geologia, etc), permettono una migliore conoscenza del territorio e del suo passato.

Da studioso di cosmologia classica e geografia sacra, riconosco un particolare valore in quelle parole tramandate da chissà quante generazioni. La leggenda della "trita" descrive un luogo che nell'antichità sembra aver svolto un ruolo molto importante nelle relazioni tra individuo, territorio e collettività.
Tutte le culture del passato hanno condiviso una visione del mondo pressochè identica in tutto il pianeta pur differenziandosi nelle forme culturali ed espressive.
La cosmologia antica descrive la realtà composta da tre livelli dei quali noi, esseri umani, occupiamo la fascia centrale, mentre gli altri due mondi (alto e basso) ospitano spiriti e forze celesti e infere. L'architettura religiosa e la simbologia delle civilizzazioni tradizionali sono impregnate di questi concetti esprimendo la costante necessità di mantenere allineati e collegati quei tre mondi per garantire il benessere e l'ordine nel mondo.

L'idea di un pilastro attorno al quale tutta la realtà (manifesta e non manifesta) possa ancorarsi e svolgersi senza il rischio di ritrovarsi come una navicella alla deriva (vedi Dante nel prologo della Divina Commedia) è ovunque impersonata da eroi, sovrani illuminati, templi, alberi, montagne o... laghi. Basti pensare alla dodecapoli estrusca, una confederazione di 12 tribù dislocate in un territorio suddiviso in dodici settori attorno ad un centro sacro sulle rive del lago di Bolsena dove si recavano in occasione delle feste più importanti.

E' possibile che anche nei pressi di Giulianello fosse esistito un luogo con tali caratteristiche?

Alcuni indizi permettono di ipotizzare che questo specchio d'acqua, nel passato, svolgesse un importante ruolo di "centro/pilastro" del territorio circostante. Dalle informazioni che gli archeologi hanno reso pubbliche sin ora, sappiamo che sulla sommità della collina affacciata sulla riva occidentale del lago, sorgeva uno dei centri più importanti del Lazio protostorico (IX/VI secolo a.C.) lungo antichissime vie di comunicazione che univano la valle del Sacco con la pianura pontina.
Il lago di Giulianello quindi si trova al centro di un naturale corridoio utilizzato fin dall'antichità per lo spostamento di persone, animali, merci e cultura. Luogo strategico di incontro e scambio tra popoli, la cui importanza/sacralità riecheggia nei racconti e nelle leggende della zona.

Ma non solo...

L'immensa valle/corridoio delimitata a Est dai monti Lepini e a Ovest dai colli Albani, scorrendo da nord a sud, riflette sulla terra l'immagine dell'asse cosmico incentrato sulla stella polare attorno alla quale tutto gira.

Studiosi come Giorgio de Santillana, Mircea Eliade e René Guenon hanno individuato in molte parti del mondo leggende e tradizioni che utilizzano immagini di enormi macine, mulini e archetti per l'accensione del fuoco per simboleggiare la struttura del'universo e i suoi pilastri che, ritmicamente vengono scardinati e sostituiti da forze sovraumane.

Questi avvenimenti ciclici rappresentano l'effetto di una lentissima oscillazione dell'asse terrestre che determina l'avvicendamento (noto come "precessione degli equinozi") delle dodici costellazioni dello zodiaco all'orizzonte nella direzione in cui sorge il sole la mattina del 21 Marzo (equinozio di primavera). Lo spostamento rende visibile ogni raggruppamento di stelle per un periodo di circa 2160 anni che, nella cosmologia classica, prende il nome di era ed è caratterizzato dal segno zodiacale corrispondente.

Un vero e proprio orologio stellare.

Oggi siamo al termine dell'era dei pesci e stiamo per entrare in quella dell'acquario. Ritroviamo questi cicli cosmici in miti, profezie e leggende di tutto il mondo rappresentati da eventi catastrofici scatenati dalle azioni di dei, giganti, titani, eroi e personaggi tradizionali, puntualmente seguite dall'apparizione di nuovi mondi e civiltà.
Forse anche la distruzione della "trita" e lo sprofondamento del paese rimandano ad antiche conoscenze legate al computo del tempo e all'apparente movimento degli astri.

Torniamo a terra...

Passeggiando tra i boschi che circondano le sue acque, è ancora possibile imbattersi in numerose tracce di frequentazione a testimonianza della stretta relazione che la comunità aveva con il lago fin dal passato.

Un luogo in particolare, custodisce un manufatto curioso e altamente evocativo.
Su un'enorme pietra, è stata ricavata una nicchia all'interno di un profondo vano rettangolare sovrastato da un simbolo composto da un cerchio inscritto in un triangolo: probabilmente un luogo dedicato al culto delle acque.

Essendo immersa nella fitta vegetazione, ci si rende conto della sua presenza solo nel momento in cui le si passa di fronte; l'incontro improvviso con questa misteriosa scultura e il forte impatto scenico sono capaci di portare il visitatore, anche se per un solo istante, in una dimensione di sospensione che delicatamente invita ad entrare in contatto con le proprie profondità.

Spesso, vivere una così semplice esperienza circondati dalla natura permette di attivare uno degli strumenti più importanti per apprendere, conoscere lo spazio che ci circonda e comunicare con noi stessi e il mondo circostante, l'ascolto.

Davanti a quell'altare, è ancora possibile percepire lo spirito del lago.


Sandro Pravisani

LA CITTA' DEL SOLE E LA GEOGRAFIA SACRA

Ermetismo, città del sole, geografia sacra 
(Tratto dal libro di Sandro Pravisani "Il segreto di San Teobaldo")


Le connessioni tra forze celesti e telluriche, stanno alla base della conoscenza ermetica, ovvero del “corpus hermeticum”, l’insieme di insegnamenti che presero forma nei primi tre secoli del primo millennio in Egitto.
Altre discipline e tradizioni spirituali in tutto il mondo condividono con la tradizione Ermetica la visione dualistica dell’universo e la possibilità di interagire con le forze che lo governano per portare benefici alla condizione umana e spirituale dell’individuo.
In Europa, le conoscenze tramandate da Hermes (l’equivalente del Mercurio romano e del Toth egizio), circolano ufficialmente a partire dal 1460, quando un frate al ritorno da un viaggio in oriente (Costantinopoli), consegna alcuni manoscritti al ricco e potente Ludovico De’ Medici, signore fiorentino che nutriva il sogno di ridare alla vecchia Europa l’antica scienza ermetica ormai creduta persa per sempre.
In tutta la letteratura ermetica viene data una grande importanza alla città.
Una città magica, cosmica, ovvero progettata e costruita in modo tale da poter indirizzare i giusti influssi astrali sui suoi abitanti. 
Più indietro nel tempo troviamo gli antichi testi egiziani delle piramidi, tra gli scritti più antichi del mondo, risalenti al 2300 a.C. circa. Anche qui troviamo riferimenti alle sacre funzioni delle città che riecheggiano negli Hermetica, molto posteriori nel tempo e  apparentemente senza legami con essi. Di particolare interesse è il discorso 319, nel quale apprendiamo che è responsabilità del Re,  durante il suo regno, costruire una città della divinità: “Il Re ha    potere sulle terre del sud e le terre del nord, e gli dei che esistevano precedentemente, il Re ha costruito la città della divinità secondo ciò che le è dovuto”¹.

Questi concetti, sembrano derivare da conoscenze antichissime, fluite attraverso i secoli e riemerse in vari momenti storici di grande cambiamento.
Il concetto che sia sacro dovere del Re costruire una città che unirà armoniosamente cielo e terra a beneficio dei suoi abitanti sarebbe stato ripreso circa quattromila anni più tardi dal grande filosofo ermetico Tommaso Campanella. Basandosi interamente sui suoi studi sugli Hermetica, Campanella dichiarava agli inizi del XVII secolo di poter “costruire una città in modo così meraviglioso che solo guardandola si potevano apprendere le scienze”².

Esiste evidentemente una continuità storica nella quale un certo tipo di conoscenza viene trasmessa, passando attraverso tradizioni e miti, solo apparentemente lontani nello spazio e nel tempo.
Queste informazioni non hanno mai smesso di circolare fin dai tempi più antichi.
In Italia le ritroviamo a partire dalla cultura Rinaldoniana, e dai loro eredi, gli Etruschi che utilizzavano le “discipline” per percepire le qualità nascoste degli elementi naturali, riuscendo a trarre benefici e ispirazione (divinazioni) dalla terra, dal cielo e dalle manifestazioni del sacer, la linfa intangibile che proviene dal mondo delle divinità e che dona la vita.

Gli Etruschi condividevano con gli altri popoli italici l’arte della suddivisione del territorio e la conoscenza degli influssi terreni ed astrali, grazie all’ufficio di Auguri, Fulguratori ed Aruspici. Uno dei più famosi di cui la letteratura latina ci abbia lasciato traccia è senz’altro Cornelio Augure che, durante la battaglia decisiva nella guerra civile tra Cesare e Pompeo svoltasi a Farsalo, dalla sommità del Montirone (Abano Terme) riporta “in diretta” le fasi salienti del conflitto annunciando la vittoria di Cesare.   
In Europa Celti, Germani e Iberici utilizzavano le conoscenze derivate da entità che si manifestavano attraverso la natura. Forse i più conosciuti o per lo meno coloro che mantennero queste discipline fino al periodo della diffusione del cristianesimo nel continente, furono i druidi della tradizione celtica.
Nell’alto medioevo, in mezzo a tanto disordine e miseria, la circolazione del sapere tecnico e filosofico in Europa deve moltissimo all’opera dei benedettini.
Grazie a quei monaci, prima ancora della mediazione musulmana, fummo in grado di conoscere Platone, Aristotele, Pitagora e gli Alessandrini ellenistici.
Grazie al loro paziente lavoro di ricerca e riscrittura dei testi classici, in Europa continuarono a circolare quelle scienze antiche che altrimenti sarebbero scomparse con il decadimento della società dopo la caduta dell’impero romano.
Furono loro ad assicurare la trasmissione di conoscenze, arti e tecniche come anche i principi per la costruzione in pietra raccogliendole dagli ultimi artigiani romani capaci di innalzare un    muro, dai bizantini dell’Italia meridionale e da quelli della stessa Bisanzio¹.
I benedettini svolsero un lavoro di integrazione tra le varie tradizioni presenti in Europa, supportati da una teoria di base classica capace di dare alla nuova civiltà spessore e spinta aggregativa.


¹ R.O. Faulkner, The ancient egiptyan book of the dead, British Museum Publications, Londra, 1989
²  G. Hancock & R. Bauval, Talismano, TEA Ed., Milano, 2006
³  L. Charpentier, I misteri dei templari,  Atanor Ed., Roma 2001
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