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I GIORNI DELLA MERLA E LA SCIENZA DEL CIELO

Seguendo le tracce dell'antica scienza del cielo

Stanno arrivando i giorni della merla, un periodo dell'anno... a dir poco magico!


Conoscete la leggenda della merla?
Si dice che un tempo questo uccello fosse bianco... Un giorno, alla
fine di Gennaio, quando le giornate stavano diventando più lunghe e il sole iniziava timidamente a far sentire il suo tepore, la merla uscì dal nido con i suoi piccoli in cerca di cibo. Ma improvvisamente tornò il gelo e il gruppetto, preso alla sprovvista, si rifugiò all'interno di un comignolo in cerca di calore. Il freddo durò per tre lunghissimi giorni. Fortunatamente la merla e i piccoli ne uscirono indenni ma con le piume tinte di nero dalla fuliggine. Da quel giorno, tutti i merli nascono di colore scuro. (clicca qui per altre varianti della leggenda)

Questa tradizione prende spunto da un particolare fenomeno naturale che avviene a cavallo degli ultimi giorni di Gennaio e l'inizio di Febbraio e che per la sua regolarità si è conquistato un posto di rilievo nella tradizione popolare.
Ma se ci pensate bene, i giorni della merla hanno un corrispettivo nell'arco dell'anno dove però avviene un fenomeno opposto; nella prima metà di Novembre, infatti, nel momento in cui le temperature stanno scendendo, nell'atmosfera si diffonde un magico tepore che viene chiamato in tutta Italia "estate di S. Martino".
Volete fare un gioco? Prendete il calendario, segnate il giorno di San Martino (11 Novembre) e il 30 Gennaio. Ora fate un semplice conteggio, quanti giorni separano queste due date?

E avete scoperto cosa si nasconde proprio al centro di questa finestra temporale? Se non ci avete fatto caso, vi lascio qualche altro secondo per ricontrollare...



Sì la risposta è il 21 Dicembre, il solstizio invernale.
E non è finita...

Se cercate tra i nomi dei santi festeggiati il 30 Gennaio, troverete un'interessante coincidenza. In quella data viene celebrata Santa Martina, quasi una versione opposta e complementare al santo di Tours (San Martino). E' possibile che la scelta di dedicare a due personaggi quasi omonimi i due giorni in questione, non sia casuale? Le due date infatti cadono simmetricamente, come i due piatti di una bilancia, e diametralmente opposte rispetto al giorno del solstizio che fa da spartiacque tra l'oscurità e la luce.

Ho deciso di indagare su questa possibilità: colui che decise di fissare la data del ricordo della martire del III sec. fu un personaggio particolare, Papa Urbano VIII (della famiglia dei Barberini che furono proprietari dell'imponente tempio della dea Fortuna a Palestrina, RM), profondamente coinvolto nel revival seicentesco del simbolo solare utilizzato come metafora della luce divina, capace di illuminare le anime dei mortali. Tra i personaggi di cui amava circondarsi e ai quali commissionò importanti lavori sparsi per Roma e il Lazio troviamo i maggiori artisti e intellettuali dell'epoca (Pietro da Cortona, Gian Lorenzo Bernini, Athanasius Kircher, Tommaso Campanella, etc.), accomunati da una medesima passione per l'antica scienza delle proporzioni auree. Ma questa è un'altra storia...

Tornando alla leggenda della merla, in quei due momenti dell'anno avviene qualcosa di veramente strano, tutto si capovolge, arriva il caldo quando dovrebbe fare freddo e il gelo quando la terra si sta lentamente scaldando. Sicuramente questi prodigi devono essere stati di grande impatto per le genti dell'antichità, tanto più che con la loro regolarità offrivano la possibilità di controllare lo scorrere del tempo e prevedere fenomeni incomprensibili ma determinanti per le attività sociali ed economiche così dipendenti dal ciclo della natura.
I giorni più freddi dell'anno, cadono inoltre vicini ad altre importanti festività sia della tradizione nordica, Inbolc (1 Febbraio), sia di quella cristiana, Candelora (2 Febbraio). Ma anche San Martino cade in prossimità di due feste che accomunano il calendario religioso druidico e cristiano; Samhain e le celebrazioni di Ognissanti e dei Morti.
Segnando dei punti intermedi tra solstizi ed equinozi, tutte queste date sono di particolare rilevanza per il computo del tempo e vennero tenute in grande considerazione da moltissime culture che le utilizzarono per organizzare i calendari liturgici e civili. E' probabile che queste siano tracce di una scienza del tempo, condivisa da diverse civiltà fin dai tempi più antichi, per le quali il sole era il personaggio principale di una danza cosmica che, dalla prospettiva umana, si svolge costantemente lungo la fascia dell'eclittica e che coinvolge le 12 costellazioni e i 12 segni dello zodiaco. Forse il motivo di tanto interesse nel fissare questi fenomeni naturali a leggende e miti, nasce dall'esigenza degli uomini di tracciare il tempo e rimanere collegati all'ordine superiore di un Cosmo intelligente.
 
A noi, uomini e donne dei tempi moderni, risulta molto difficile percepire l'importanza di una tecnica corretta per stabilire l'ora e la data. Allora, consiglio a tutti di fare una visita al Palazzo della ragione a Padova e sostare per qualche minuto al centro del salone. Guardando l'entrata, volgete l'attenzione a ore 10 (ops, mi è scappato...) e cercate l'ariete tra le figure sulla parete. Proseguite senza staccare lo sguardo dalle pareti, verso destra e osservate bene. La magnificenza dello sforzo nel fissare gli ingranaggi di tale meccanismo stellare, proprio al centro delle attività civili della rinata città medievale, dovrebbero solleticare la vostra sensibilità. Il mio consiglio è di lasciare che la mandibola, lentamente, scivoli verso il basso, facendo spazio ad un sano "oooohh".


L'OSSERVATORIO SOLARE DI SAJANEGA (VI) E IL SOLSTIZIO ESTIVO

L'osservatorio solare di Sajanega (VI)
e il solstizio estivo

In questi giorni è possibile assistere a un fenomeno che nell'antichità fungeva da marcatore calendariale molto importante per le attività della vita contadina legate all'avvicendarsi delle stagioni; il solstizio estivo.
Dal Latino Solis (Sole) e Statio (Sosta, fermata), la parola solstizio significa letteralmente la "fermata del sole" ovvero il giorno in cui l'astro, dopo aver raggiunto il massimo spostamento verso nord lungo la linea dell'orizzonte, pare fermarsi e lentamente, nei giorni a seguire, ritornare a sorgere sempre più a sud. Dopo aver percorso 33° (circa) in quella direzione, il 23 Settembre la posizione del sole all'alba coinciderà con l'Est esatto, l'Equinozio autunnale.

Tutti questi spostamenti sono "apparenti" poichè sappiamo che sono dovuti all'inclinazione dell'asse terrestre e ad alcuni movimenti che il nostro pianeta compie su se stesso e attorno al Sole. Ma la percezione che ne deriva e gli effetti che essi hanno sulla vita sono comunque reali e sono stati utilizzati dall'uomo nel corso dei millenni per calcolare il tempo, conoscenza importantissima nella gestione delle attività di agricoltura, caccia, pesca, navigazione e attività di ogni tipo legate ai cambiamenti stagionali.

In tutto il mondo sono stati individuati particolari luoghi naturali che grazie all'allineamento con marcatori all'orizzonti (cime di montagne e colline o avvallamenti tra due di esse) potessero fungere da "meridiane" o orologi solari, marcando cioè, il punto all'orizzonte nel quale il passaggio dell'astro segnava un giorno specifico dell'anno o i solstizi e gli equinozi. In questa maniera, l'uomo è riuscito a determinare il tempo osservando l'incessante danza cosmica del Sole, della Luna e di altri astri particolarmente visibili. Questi siti divennero sacri in quanto strumenti vitali per migliorare la vita di una comunità e, contemporaneamente, luoghi di manifestazione di particolari qualità legate alla presenza del "sacer", soffio vitale o energia che vivifica l'universo, conosciuto in tutto il mondo con nomi specifici per ogni diversa civiltà (Qi per i Cinesi, Ki per i Giapponesi, Sami per gli Inka, Prana pergli Hindù, Mana per i Polinesiani, etc.).

Con il passare del tempo, questi templi naturali vennero affiancati e successivamente sostituiti da strutture architettoniche create per ospitare i rituali e le funzioni che in ogni religione vengono codificate per far entrare i credenti in contatto con la sfera del divino che lì si manifestava.
Anche se le religioni si sono avvicendate e i culti cristiani hanno sostituito quelli pagani, molti di quei luoghi sono stati solamente convertiti ma tutt'ora insistono su fondazioni precedenti legate ad allineamenti astrali in determinati giorni dell'anno. Alcuni di essi, non solo mantengono la dedica al santo (l'intitolazione della chiesa) celebrato nello stesso giorno del precedente culto e patronati simili (Vedi S. Giuseppe e Minerva entrambi festeggiati il 19 Marzo e patroni, in tempi diversi, degli artigiani). In alcuni casi l'edificio è ancora orientato con il luogho all'orizzonte in cui è visibile un allineamento.

In provincia di Vicenza, nelle campagne di Sossano, una piccola chiesetta, dedicata a S. Teobaldo di Provins, segna il centro di un osservatorio solare naturale, che utilizza il profilo dei colli circostanti per marcare il luogo dell'alba e del tramonto del sole nei giorni dei solstizi e degli equinozi. Un enorme meccanismo che segna i momenti più importanti dell'anno connesso visivamente alla danza cosmica del sole.

All'alba dei giorni a cavallo del 21 Giugno, trovandosi su ciò che resta della "picciola altura" (come la descrive nel 1814 lo storico G. Maccà nel suo saggio "Storia del Territorio Vicentino" ) a fianco del piccolo eremo del santo francese, vedremmo il sole sorgere esattamente dalla cima del monte Castellaro di Albettone.
Lo spettacolo è particolare perchè in questi giorni, nelle prime ore del mattino, l'astro risulta molto grande e di un intenso colore arancione mentre fa capolino dalla sommità del colle all'orizzonte. E' difficile descrivere l'impatto che ne deriva da quella vista. L'atmosfera si addensa nello spazio di pochi istanti facendo fermare perfino il vento per alcuni secondi. Sull'altura da cui sembra emergere il sole sono state trovate tracce di frequentazione umana che risalgono al II millennio a.C. Successivamente, la vetta fu sede di fortificazioni in epoca medievale e ancora si possono vedere le murature a secco alla base del terrapieno.

Quel luogo dev'essere stato considerato importante fin dall'antichità.

Forse sarà una coincidenza ma il nome del paese sotto la collina riporta a una toponomastica ben precisa e collegata a riti di fondazione che si ritrovano in tutta Europa, connessi al giorno del solstizio estivo e all'alba di una nuova civiltà. Esiste molta letteratura sui nomi di luoghi sacri la cui radice viene da ALB. Molti di questi sono caratterizzati da leggende dove si parla di animali totemici caratterizzati dal colore bianco (la scrofa di Enea, il cinghiale di Milano, il bue del gargano e della città di Boville, etc), oppure da allineamenti con l'est e con il sorgere del sole in determinati momenti dell'anno.

Ma le coincidenze sono solamente all'inizio..

Al tramonto dello stesso giorno, sempre visto dalla chiesetta di S. Teobaldo, coincide con la punta più alta dei colli Berici, il monte Cistorello, un tempo detto monte della Torre, proprio nel punto dove sorge una struttura che viene definita "tempio augurale": una base quadrata di roccia ricavata da un unico blocco di 5 metri per lato. E' la zona più alta del monte, in cui furono trovate numerose monete romane di età imperiale ora disperse. Il collegamento con l'arte augurale (con la scienza della misura del territorio e del riconoscimento delle sue qualità sacre) viene da uno studio di L. Frison, profondo conoscitore delle centuriazioni del basso Vicentino.


La torre, infatti, è posizionata all'interno di una rete di punti di riferimento e allineamenti usati anticamente per la suddivisione del territorio. Come per il solstizio estivo, la Sajanega è collegata visivamente ad altri marcatori che segnano equinozi e solstizi invernali.

Man mano che si approfondiscono le osservazioni, tutta una serie di coincidenze straordinarie risulta così forte da farci abbozzare l'ipotesi che quel sistema non sia casuale, ovvero che la posizione del punto d'osservazione al centro dello stesso, la chiesetta, sia stata scelta consapevolmente e che quel sistema d'osservazione solare, sia rimasto attivo fino al medioevo.

Sembra che Teobaldo, per le sue "frequentazioni" con fraglie e corporazioni di carpentieri e scalpellini stanziate nei boschi dell'odierno Lussemburgo, nella zona di Pettingen, sia entrato in contatto con ambienti culturali di carattere iniziatico. Queste informazioni sono riportate in tutte le agiografie del Santo che descrivono un periodo di "apprendistato" presso gruppi di persone che vivevano deliberatamente lontani dalla società in capanne nel mezzo di boschi dove Teobaldo e il compagno Gualtiero prestarono servizio come carbonai e portatori di pietre.


Ciò che fa pensare ad una frequentazione con mastri e fraglie organizzate è una decorazione su un altare del 1290 nella basilica di Auxois, in Francia, dove i due sono raffigurati intenti a trasportare una pietra, la quale stranamente non è grezza ma ha già subito una lavorazione ben specifica. Questa rappresentazione ha un determinato significato simbolico in ambienti iniziatici. La pietra squadrata è un chiaro simbolo del lavoro sul proprio essere interiore.

Pensando inoltre agli ambienti culturali che Teobaldo visitò sicuramente lungo gli innumerevoli pellegrinaggi verso Santiago di Compostela e Roma, non ci sorprende ritrovarlo come patrono della Carboneria risorgimentale. C'è da domandarsi se egli abbia deciso di fermarsi presso Sajanega per puro caso o per aver riconosciuto in quel luogo già abitato da San Romualdo un secolo prima, un potere suggestivo legato ai movimenti del sole talmente forte da scatenare in chi si sia inoltrato nel cammino della crescita interiore una profonda connessione con il proprio centro.

Siti con tali proprietà sono stati considerati fin dall'antichità, luoghi di potere e a giudicare dalla mole di ritrovamenti che attestano una frequentazione umana di quel posto almeno da epoca romana, è possibile sospettare che Teobaldo, grazie ad una spiccata sensibilità alle manifestazioni del sacro, abbia riconosciuto un antico luogo di osservazione e culto del sole.


Sandro Pravisani

Autore dei libri
"Lo spirito segreto del territorio - magia dei luoghi e degli elementi della terra etrusca" - (Ed. Intermedia)
"Il segreto di San Teobaldo - geografia sacra, cavalieri templari e cultodel sole" - (Autoprodotto)

Per conoscere i punti di distribuzione dei libri o per l'invio di copie via poste contattare sandropravisani@gmail.com

LO SPIRITO DEL LAGO - La leggenda del lago di Giulianello (LT) e il mulino di Amleto

Pochi giorni fa, una bambina chiedeva a un gruppo di adulti Giulianesi perchè bisognasse studiare la storia. Data la mia passione per la materia mi sono sentito in diritto di rispondere e ho cercato nell'archivio del mio cervello un'immagine ispirante per trasmettere un'idea il più viva possibile.
Le ho detto che gli esseri viventi più simili agli uomini sono gli alberi, poichè stanno in posizione eretta.

Gli alberi sono composti da tre parti (radici, tronco e rami) in stretta relazione tra di loro. Se le radici non vanno in profondità, i rami non si espandono verso l'alto e il tronco non cresce. Studiare la storia permette agli esseri umani di far crescere le proprie radici, di essere più stabili e forti e, di conseguenza, crescere.

Ogni cultura ha adottato fin dall'antichità quest'immagine per comprendere il valore del passato e ovunque nel mondo si è sempre parlato di "radici storiche", anche dove si è smesso di osservare gli alberi che crescono, per mancanza di tempo o di natura viva a vista d'occhio.
Lo studio della storia rischia però di rimanere un sapere astratto, relegato al piano mentale e separato da quello delle percezioni (fisiche, emotive, spirituali); ciò che può riavvicinare questi due mondi, integrandoli, è l'esperienza.

Fin da piccolo, la passione per la geografia e la storia mi hanno spinto a vivere i luoghi, intessendo con essi una sorta di relazione equiparabile a quella che si ha con gli amici, vivificata e insaporita dai ricordi delle esperienze vissute insieme. Ben presto, mi accorsi di come fosse possibile instaurare un vero e proprio dialogo tra il territorio fisico e ciò che amo definire i luoghi dell'anima. Questo dialogo esterno-interno, sta alla base della relazione che ha unito gli esseri umani di tutto il mondo all'ambiente che li ospita e li nutre, fin dalla notte dei tempi, gratuitamente.

Da poco più di un anno vivo a Giulianello, dove con mia moglie Ilaria abbiamo deciso di trasferirci per entrare a diretto contatto con un'antica via di pellegrinaggio che unisce il sud dell'Italia a Roma, la "Via Francigena del sud".

Ma già da qualche anno prima avevo iniziato l'esplorazione di questo territorio, attratto da un'antica leggenda che ruota (nel vero senso della parola...) attorno al lago che è diventato il simbolo di questo paese.

La tradizione orale narra di un evento disastroso accaduto in tempi remoti, quando un'enorme "trita" (macina) trainata da cavalli, a causa del suo incessante movimento consumò il suolo su cui poggiava creando una voragine così profonda che tutto il paese attorno vi sprofondò dentro sparendo per sempre.


Dal buco che si creò uscì acqua; così nacque il lago di Giulianello.

Grazie agli studi di ricercatori quali Vladimir Propp, Claude Levi-Strauss, Giorgio de Santillana, etc., siamo oggi in grado di leggere queste fiabe con altri occhi, riuscendo a portare alla luce una serie di informazioni codificate e nascoste all'interno della loro struttura che, incrociate e integrate con risultati di ricerche multidisciplinari (storia, archeologia, astronomia, geologia, etc), permettono una migliore conoscenza del territorio e del suo passato.

Da studioso di cosmologia classica e geografia sacra, riconosco un particolare valore in quelle parole tramandate da chissà quante generazioni. La leggenda della "trita" descrive un luogo che nell'antichità sembra aver svolto un ruolo molto importante nelle relazioni tra individuo, territorio e collettività.
Tutte le culture del passato hanno condiviso una visione del mondo pressochè identica in tutto il pianeta pur differenziandosi nelle forme culturali ed espressive.
La cosmologia antica descrive la realtà composta da tre livelli dei quali noi, esseri umani, occupiamo la fascia centrale, mentre gli altri due mondi (alto e basso) ospitano spiriti e forze celesti e infere. L'architettura religiosa e la simbologia delle civilizzazioni tradizionali sono impregnate di questi concetti esprimendo la costante necessità di mantenere allineati e collegati quei tre mondi per garantire il benessere e l'ordine nel mondo.

L'idea di un pilastro attorno al quale tutta la realtà (manifesta e non manifesta) possa ancorarsi e svolgersi senza il rischio di ritrovarsi come una navicella alla deriva (vedi Dante nel prologo della Divina Commedia) è ovunque impersonata da eroi, sovrani illuminati, templi, alberi, montagne o... laghi. Basti pensare alla dodecapoli estrusca, una confederazione di 12 tribù dislocate in un territorio suddiviso in dodici settori attorno ad un centro sacro sulle rive del lago di Bolsena dove si recavano in occasione delle feste più importanti.

E' possibile che anche nei pressi di Giulianello fosse esistito un luogo con tali caratteristiche?

Alcuni indizi permettono di ipotizzare che questo specchio d'acqua, nel passato, svolgesse un importante ruolo di "centro/pilastro" del territorio circostante. Dalle informazioni che gli archeologi hanno reso pubbliche sin ora, sappiamo che sulla sommità della collina affacciata sulla riva occidentale del lago, sorgeva uno dei centri più importanti del Lazio protostorico (IX/VI secolo a.C.) lungo antichissime vie di comunicazione che univano la valle del Sacco con la pianura pontina.
Il lago di Giulianello quindi si trova al centro di un naturale corridoio utilizzato fin dall'antichità per lo spostamento di persone, animali, merci e cultura. Luogo strategico di incontro e scambio tra popoli, la cui importanza/sacralità riecheggia nei racconti e nelle leggende della zona.

Ma non solo...

L'immensa valle/corridoio delimitata a Est dai monti Lepini e a Ovest dai colli Albani, scorrendo da nord a sud, riflette sulla terra l'immagine dell'asse cosmico incentrato sulla stella polare attorno alla quale tutto gira.

Studiosi come Giorgio de Santillana, Mircea Eliade e René Guenon hanno individuato in molte parti del mondo leggende e tradizioni che utilizzano immagini di enormi macine, mulini e archetti per l'accensione del fuoco per simboleggiare la struttura del'universo e i suoi pilastri che, ritmicamente vengono scardinati e sostituiti da forze sovraumane.

Questi avvenimenti ciclici rappresentano l'effetto di una lentissima oscillazione dell'asse terrestre che determina l'avvicendamento (noto come "precessione degli equinozi") delle dodici costellazioni dello zodiaco all'orizzonte nella direzione in cui sorge il sole la mattina del 21 Marzo (equinozio di primavera). Lo spostamento rende visibile ogni raggruppamento di stelle per un periodo di circa 2160 anni che, nella cosmologia classica, prende il nome di era ed è caratterizzato dal segno zodiacale corrispondente.

Un vero e proprio orologio stellare.

Oggi siamo al termine dell'era dei pesci e stiamo per entrare in quella dell'acquario. Ritroviamo questi cicli cosmici in miti, profezie e leggende di tutto il mondo rappresentati da eventi catastrofici scatenati dalle azioni di dei, giganti, titani, eroi e personaggi tradizionali, puntualmente seguite dall'apparizione di nuovi mondi e civiltà.
Forse anche la distruzione della "trita" e lo sprofondamento del paese rimandano ad antiche conoscenze legate al computo del tempo e all'apparente movimento degli astri.

Torniamo a terra...

Passeggiando tra i boschi che circondano le sue acque, è ancora possibile imbattersi in numerose tracce di frequentazione a testimonianza della stretta relazione che la comunità aveva con il lago fin dal passato.

Un luogo in particolare, custodisce un manufatto curioso e altamente evocativo.
Su un'enorme pietra, è stata ricavata una nicchia all'interno di un profondo vano rettangolare sovrastato da un simbolo composto da un cerchio inscritto in un triangolo: probabilmente un luogo dedicato al culto delle acque.

Essendo immersa nella fitta vegetazione, ci si rende conto della sua presenza solo nel momento in cui le si passa di fronte; l'incontro improvviso con questa misteriosa scultura e il forte impatto scenico sono capaci di portare il visitatore, anche se per un solo istante, in una dimensione di sospensione che delicatamente invita ad entrare in contatto con le proprie profondità.

Spesso, vivere una così semplice esperienza circondati dalla natura permette di attivare uno degli strumenti più importanti per apprendere, conoscere lo spazio che ci circonda e comunicare con noi stessi e il mondo circostante, l'ascolto.

Davanti a quell'altare, è ancora possibile percepire lo spirito del lago.


Sandro Pravisani

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